Autismo



L’Autismo è una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato, con esordio nei primi tre anni di vita. 
Le aree prevalentemente interessate sono quelle relative all’interazione sociale reciproca, all’abilità di comunicare idee e sentimenti e alla capacità di stabilire relazioni con gli altri.  (Baird et al., 2003; Berney, 2000;Szatmari, 2003). 
L’Autismo, pertanto, si configura come una disabilità “permanente” che accompagna il soggetto nel suo ciclo vitale, anche se le caratteristiche del deficit sociale
assumono un’espressività variabile nel tempo.


Attualmente nessuno sa dire con certezza quali siano le cause che provocano la comparsa dell’autismo.
Alcuni gli attribuiscono un origine genetica, altri ambientale, altri ancora, neurobiologica.

Ciò che è veramente importante per un bambino o bambina con autismo è un  progetto d’intervento individualizzato che  consiste nel fornire   delle competenze che possano favorire un reale percorso d’integrazione sociale.
L’intervento deve essere precoce.
La precocità, infatti, permette una più adeguata sistematizzazione e riorganizzazione interna delle esperienze percettive che vengono facilitate, in quanto si ha la possibilità di “operare” in un periodo in cui le strutture encefaliche non hanno assunto una definita specializzazione funzionale e le funzioni mentali, pertanto, sono in fase di attiva maturazione e differenziazione (Guaralnick, 1998; Dawson et al., 2001).

L’intervento deve essere intensivo.
Il termine “intensivo” si riferisce alla necessità di attivare una nuova dimensione di vita, per il bambino e per la famiglia.
 Per quel che riguarda il bambino, si tratta di organizzare una serie di situazioni strutturate
nell’ambito delle quali egli possa confrontarsi con nuove esperienze, nuove attività e nuovi modelli di relazione.
Ciò, soprattutto all’inizio,  richiede “tempo”: tempo per conoscere il bambino, tempo per formulare un progetto personalizzato, tempo per verificare le sue risposte ed adattare su di esse il progetto.



Una diagnosi tardiva porta all’isolamento sociale della famiglia. È esperienza comune dei genitori di persone con autismo  di essere accusati come  “educatori incapaci” a causa dei comportamenti disadattivi dei loro figli.  Questo nel tempo porta a difficoltà e timore di confrontarsi con genitori di bambini “sani”, che vengono concepiti come “distanti”,in quanto non presentano le stesse problematiche.

Appartengono alla categoria delle diagnosi di autismo anche le persone con sindrome di Asperger e tutti i disturbi dello spettro autistico, forme più lievi di autismo in quanto non compromettono totalmente la vita sociale, relazionale e comunicativa  delle persone che ne soffrono.

La famiglia è sola… 
…quando non riceve una diagnosi puntuale, una valutazione elaborata da specialisti competenti 
…quando non riceve interventi riabilitativi intensivi e precoci, specifici e di provata efficacia sostenuti con coerenza e continuità.
…quando il figlio diventa maggiorenne e adulto perché l'autismo non termina con l'infanzia
…quando non riesce a partecipare alla vita sociale insieme agli altri genitori
…quando non viene informata dei propri diritti o non  viene fornito un adeguato supporto educativo al proprio figlio/a

1 commento:

  1. E da soli, in quel silenzio, si può morire e far morire, ma noi dobbiamo ribellarci all’isolamento, dobbiamo farci sentire presenti con le nostre difficoltà e i diritti che ci competono e rivendichiamo (a costo di essere considerati rompiscatole, come capita anche a me spesso), ma anche con una ricchezza che solo noi possiamo dare, ai nostri figli speciali anzitutto, ma anche alla comunità di cui dobbiamo sentirci parte, sempre.

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